Exhuma (2024)

Il campione di incassi in Corea è un horror? Vediamolo! Una storia di “nuovi” ghostbusters buddisti e filosofici, ma attuali ed al passo con i tempi, che si imbattono in una maledizione che colpisce una famiglia facoltosa. Tra demoni e lotte di folclore si sviluppa il film a metafora sull’identità storica coreana rispetto al periodo di occupazione giapponese. Bisogna dire che effettivamente è un bel lavoro ma ho sofferto per tante cose. Non basta il grandissimo Choi Min-sik come protagonista, ma neanche gli altri comprimari, bravissimi e modernamente stereotipati. Prima di tutto si avverte tanto la distanza culturale con allusioni che si fatica a comprendere, ma è nello svolgimento che mi trova dubbioso. Sembra come se ci sia un’incertezza nella strada da prendere togliendo quel poco di coerenza scenica che serve a sostenere positivamente l’attenzione. Mettiamoci pure che dura più di due ore e la voglia diventa quella di arrivare presto alla fine. Peccato, rimane un buon blockbuster che forse era quello che volevano, visti anche gli incassi. 

Voto 6,5

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